Colazione da Starbucks: apprezzi la globalizzazione quando uova strapazzate e bacon proprio non vanno giù a colazione. Chocolate cappuccino e blackberry muffin sul banco davanti alla vetrina. Giornatina freddina e grigina. Compaiono le prime avvisaglie di una protesta, i cartelli tipo quelli da telefilm americani. Che approccio british, penso io, alla protesta: manca solo “I bag your pardon”.
Capisci però che la cosa è piuttosto seria dalle fermate della metropolitana chiuse e dalla polizia schierata, in tenuta piuttosto lontana dalla lesson 3 sui bobbies londinesi. British ma incazzati.
Ci facciamo poco caso, il muffin double chocolate è li che ci fa compagnia e Portobello Road è li piena (troppo piena) di gente ad aspettarci.
Fish & chips poteva mancare ? No che non poteva mancare.
Come non poteva mancare la brillante idea di scendere a Piccadilly, così facciamo due passi verso Trafalgar…
Sono le 16, Piccadilly una bolgia, polizia in assetto da sommossa ovunque, le sirene dei blindati tutt’attorno. Il corteo, comincia a muoversi, sembra solo caos: strano però gli elicotteri sopra di noi. Ma si sa, l’ordine pubblico prima di tutto. dopotutto è da stamane che la gente gira con i cartelli in mano.
L’incazzatura è per i tagli che il governo ha messo in atto in questo periodo di crisi, gramo anche per gli inglesi. A Trafalgar ci arriviamo ma per strade alternative, il corteo lo teniamo a distanza. Sembrano (sono) incazzati, ma tutto sommato ancora inglesi.
Tornati in camera, TV accesa, notiziario, la protesta: 87 feriti, 246 arrestati.